domenica 13 novembre 2011

Il tassista

Stamane, ne ho avuto la conferma.
Nella vita bisogna scegliere se esser passeggeri o tassisti, se si preferisce stare alla guida, o di dietro.
Viaggiare per condurre a partenze, riflette in sè uno strano senso di disperazione. Vagabondaggio, per meglio dire.
Il conducente diviene spugna e inspiegabilmente, soffre anch'egli o gioisce.
Rientra a casa dopo un viaggio nella città che altri hanno visitato ma trasuda, tuttavia, stanchezza.
"Sei stato tutto il giorno in giro, col culo appicciato al sedile!".
E' vero.
Ma tolti gli indumenti, sfilata la camicia, c'è puzza di sudore, e profumi.
Esenze di paesi lontani, incollatisi addosso.
C'è poco da fare: ha viaggiato ed è stanco.
L'unica soddisfazione è il domani: un altro viaggio, un'altra sudata, un'altra doccia.

Non sopporterei nemmeno un secondo, un passero alle mie spalle.
Non sono nato per fare il tassista ma, amico mio, qualcuno ci deve pur accompagnare.
Da soli sarebbe difficile esser puntuali, ma se ti soffiano il taxi all'ultimo istante, imprechi contro il tizio che s'è rubato il tuo passaggio.
Un altro passeggero come te.

Da che parte stai?
Sono ancora qui col mio trolley.
Qualcuno prima o poi passerà.






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